Nella stessa giornata del 4 Settembre 2017 “Il Resto del Carlino” ci “delizia” con un’intervista mooolto interessante. Con il titolo “Io stuprata, ma era solo un film. Gli islamici non rispettano le donne” viene pubblicata un’intervista di Italo Cucci a Eleonora Brown, signora che 57 anni fa, quando era ancora una bambina, impersonò la figlia della protagonista de “La ciociara” interpretata da Sophia Loren. Già il titolo è perentorio: “Gli islamici non rispettano le donne”, per cui, per esempio, tutte le volte che vediamo una famiglia di islamici che entra in un kebab per una cenetta “light” già sappiamo che il signore in questione non rispetta la propria moglie, a differenza di noi Italiani che invece le donne le rispettiamo…. come no! Diciamo che il titolo fa abbastanza cacare, ma non è nulla rispetto alle chicche che ci aspettano. Intervistatore e intervistata principiano la loro chiacchierata rievocando la scena dello stupro della pellicola [si tratta dello stupro perpetrato dai “goumier”, i soldati marocchini schierati con gli Alleati, ai danni di una signora romana e della sua bambina]. La signora Brown racconta che
De Sica e Sophia fecero in modo che non fossi neppure sfiorata dagli attori che interpretavano i marocchini. Tutta finzione.
E vorrei vedere che, per rendere realistica la scena, il regista avesse permesso agli attori marocchini di stuprare realmente una bambina! Poi però una rivelazione inquietante: quale espediente escogitò il regista per rendere realistiche le lacrime di questa bimba? Ecco la risposta:
Vittorio per farmi piangere mi disse all’improvviso che mamma e papà erano morti in un incidente
dal che se ne deduce che se “gli Islamici non rispettano le donne”, noi Italiani – quanto meno – non rispettiamo i bambini, almeno in certi casi. A questo punto avviene l’accostamento dello stupro delle milizie marocchine con quello avvenuto a Rimini in cui quattro africani hanno violentato una ragazza ed una trans. Dice l’ineffabile Cucci:
Entrano in scena i soldati marocchini, gli stupratori. E il tam tam di questi tempi. Pensa, sono tornati sui muri certi manifesti che la Repubblica Sociale aveva diffuso per avvertire le donne italiane dalle aggressioni dei neri. […]
Puntuale la risposta della Brown:
Ho visto, ma non ho in mente solo i marocchini e le ‘marocchinate’, come le chiamavano: sono tanti, di colore o no, che sono marocchini nella testa.
Per la Brown è certo: i Marocchini non possono non essere stupratori, addirittura riporta un neologismo: “marocchinata” per indicare l’atto dello stupro. Poi concede che il “marocchinismo” può colpire indifferentemente “uomini di colore o no”, ma sempre di “marocchinate” si tratta, se un Marocchino compie uno stupro compie una “marocchinata”, se lo compie un Italiano, questi compie nuovamente una “marocchinata”, infatti, nonostante sia un Italiano non compie una “italianata”, ma una “marocchinata”, questo per sottolineare la potenza delle parole, quasi come si volesse affermare che non si può negare che anche gli Italiani stuprano le donne perché la cronaca nera è piena di Italiani bianchi che stuprano – per non menzionare gli “Italiani brava gente” in cima alla classifica de turisti sessuali – ma questi Italiani sono “marocchini nella testa”, quindi nulla a che vedere con una eventuale “italianità”, aliena da queste pratiche, anche perché, ricordate? Sono gli “islamici” che non rispettano la donna, come dice il titolo, non i cristiani.
Poi il Cucci, con l’ultima domanda, raggiunge l’apoteosi:
[…] un presunto moderatore culturale islamico ha detto che lo stupro è brutto, ma ‘quando il pisello entra la donna poi gode’. Il guaio è che molti la pensano così…
Quindi si sottolinea ancora l’aggettivo “islamico”, ma non si dice nulla sui “molti” che la pensano così. Eppure il Cucci, essendo particolarmente avvezzo alle cronache sportive, dovrebbe conoscere l’articolo che un giornalista italiano, Stefano Arcobelli, né negro, né islamico (almeno io penso), ha scritto in merito ad un fattaccio di cronaca nera accaduto in Finlandia. Al seguente sito potete leggere l’intera vicenda:
http://www.gazzetta.it/Volley/28-02-2017/nelle-carceri-finlandesi-pallavolisti-cubani-condannati-stupro-1801037438754.shtml
ve la riassumo brevemente: cinque titolari della nazionale cubana di volley sono stati condannati il 20 settembre 2016 per violenza sessuale su una donna in un hotel di Tampere il 2 luglio 2016. Era la notte prima della partita di World League contro la Finlandia. La donna è stata costretta ad avere rapporti sessuali con i cinque che l’avrebbero bloccata e tirata per i capelli mentre lei tentava di ribellarsi urlando. Le sevizie sarebbero durate un’ora e mezza.
Vediamo come il giornalista “confeziona” questo articolo.
Titolo: Nelle carceri finlandesi dei pallavolisti cubani condannati per stupro
Sottotitolo: Dalla vigilia di Rio i migliori giocatori cubani vivono in isolamento: “La nostra vita è distrutta”. Siamo andati a documentarla in attesa dell’appello: 5 dei 6 accusati condannati a 5 anni. Il capitano: “La mia famiglia deve andare a Mosca per vedermi via Skype
Si dà risalto al fatto che questi giocatori cubani (“i migliori” perfino) vivono in isolamento e poi viene aggiunta una frase detta da uno di loro: “La nostra vita è distrutta”. Non compare nessuna frase della ragazza finlandese, né viene sottolineato il fatto che anche la sua vita è stata distrutta.
Ma andiamo avanti. L’articolo si apre con frasi ad effetto:
In isolamento. Nel braccio degli stupratori. Galeotti tenuti a distanza anche tra loro, a 230 chilometri: due nel più affollato carcere di Turku, tre in quello di Kylmakoski, vicino a Tampere, il luogo del delitto.
Continuando la lettura dell’articolo leggiamo:
Un processo celere ha portato a una condanna pesantissima e il 16 maggio gli avvocati dei 5 proveranno ad attenuare se non a ribaltare la sentenza. E’ una brutta storia, dai risvolti sportivi, umani, politici (si lavora per l’estradizione). Una carriera lanciata verso l’Olimpiade, finita dietro le sbarre.
Il giornalista italiano parla di un processo “celere” (che cosa potrebbe indicare questo aggettivo? Che un processo celere potrebbe portare ad una sentenza ingiusta o si tratta semplicemente dell’aggiunta di un dettaglio?) e di una “condanna pesantissima”. Qui l’aggettivo è piuttosto eloquente: “pesantissima” forse per i canoni italiani dove, al di là del reato commesso, in galera meno ci si sta e meglio è.
Segue la foto di due giocatori cubani in T-shirt con l’aspetto simpatico che a tutto fa pensare fuorché a due immensi figli di puttana, poi segue un’intervista al capitano della squadra cubana:
E’ terribile quanto stiamo vivendo. La qualificazione dopo 16 anni ci è costata, ma è tutto svanito per una leggerezza assurda. Sono stato orgoglioso di vedere i miei compagni comunque all’Olimpiade, al debutto contro la Russia, li spingevo da dentro una cella. Solo. Ci sono troppe strane coincidenze: hanno distrutto una squadra forte, cominciavamo a giocare all’estero. Il processo è stato svolto in un ambiente ostile: sarà perché siamo stranieri, giocatori e abbiamo la pelle scura, per aver detto parole cubane forse non traducibili, ma il giudice ha voluto credere solo a lei. […]
Eh già, queste “leggerezze assurde”…. Come, per esempio, fare l’amore con una donna che non ne vuole sapere. Poi è la volta dello schiacciatore a parlare:
Sono stato io a conoscere per primo questa donna, non pensavo ci avrebbe rovinato la vita e la carriera. Mi diceva ‘mi piacciono quelli alti, di colore e sportivi’. […] Ho visto il cielo solo dopo 7 mesi, non avevo la forza per uscire a prendere una boccata d’aria: non ho fatto altro che vedere film e film, e non posso ascoltare la musica salsa, perché in carcere non fanno entrare i Dvd non originali: ma a Cuba tutta la musica è pirata. […]
Le donne, queste rovinatrici di vite e di carriere. Se una donna dice che le piacciono gli uomini alti, di colore e sportivi, è ovvio! Vuole trombare sicuramente con uno di loro, se poi invece di uno ce ne sono due, tre, quattro, cinque…. Non cambia nulla, la donna finlandese che confida certi desideri la dà sicuramente al primo sportivo nero alto che passa.
Non voglio mettere sullo stesso piano ciò che dice il “mediatore culturale” e ciò che dice il giornalista italiano, il primo giustifica uno stupro, il secondo, in nome del suo grande amore verso lo sport tende ad avere un comportamento indulgente verso gli atleti stupratori, eppure in entrambi i casi abbiamo il calpestamento (il sostantivo fa un po’ schifo, intendo l’atto del calpestare) della dignità femminile, calpestamento attuato da un islamico e da un italiano che quasi sicuramente islamico non è. Questo per concludere: “com’è piccolo il mondo, vero?”
Concludo il mio intervento commentando la risposta della Brown all’ultima domanda del Cucci:
E’ il mondo della donna oggetto che non conta nulla, che tutti possono offendere e ferire, fin dal padre che violenta la figlia… noi e gli islamici, due mondi diversi, anche se nel passato anche noi donne occidentali abbiamo dovuto subire il maschilismo. Ma per noi è nata Maria, la Madonna, tutte le madri, le mogli, le figlie, le sorelle sono Maria. Nel mondo islamico la donna non vale niente. Stiamo attenti, un giorno saranno più numerosi di noi, ci supereranno in tutto, ci imporranno le loro idee e regole, è la loro vera guerra.
Si rimane davvero senza parole di fronte a tante sciocchezze. A parte le farneticazioni sulla “Madonna” (figura religiosa verso la quale anche gli Islamici portano grande rispetto) senza capo né coda, ma ciò che offende il buon senso sono proprio questi giudizi buttati senza un minimo di senso critico come “nel mondo islamico la donna non vale niente” (ma che ne sa una persona che di islamismo non sa niente e che non conosce personalmente nessun islamico?) o “nel passato anche noi donne occidentali abbiamo dovuto subire il maschilismo” come se fosse magicamente terminato, chissà, forse per intervento della Madonna o di Dio in persona che, in quanto a maschilismo, non è secondo a nessuno.
Le immagini presenti nel mio articolo sono “screenshots” eseguiti durante la visione del film “La Ciociara” su “You Tube”.