“Il Resto del Carlino” all’attacco (4): la zingara rapitrice ricompare ai Parioli

Azucena

Concludiamo l’orrenda “tetralogia” andata in onda su “Il Resto del Carlino” il 4 Settembre 2017. Questa volta c’è poco da sorridere perché abbiamo a che fare con una leggenda intramontabile, quella della “zingara rapitrice”.

Titolo: “Tentano di rapire un bimbo. “Ricercati quattro nomadi”

Iniziamo la lettura dell’articoletto:

Tentativo di rapire un bambino di dieci mesi dal passeggino che la madre stava spingendo. E’ successo ai Parioli nel pomeriggio di giovedì. Al momento ci sono quattro persone, due uomini e due donne, ricercate. Forse nomadi secondo l’ipotesi della polizia

Dunque la polizia formula una ipotesi: “forse nomadi”. Come mai questa ipotesi nel titolo diviene una certezza? Leggiamo la conclusione. La madre, nel racconto fatto alla polizia, dice:

“Indossava bracciali e collane – ha raccontato agli agenti –. Si è chinata sul passeggino e ha cercato di strappare mio figlio dalle cinture. Mi sono messa a gridare, poi a correre con il passeggino verso l’incrocio, ma dall’altra parte ho visto una ragazza che mi veniva incontro e anche lei ha tentato di portarmi via il bambino”.

Insomma, una vera e propria anonima sequestri perfettamente organizzata, e ovviamente “nomade”, forse per il fatto che la rapitrice “indossava bracciali e collane”.

Questa vicenda è accaduta quasi sette mesi fa. Ha forse avuto un seguito? Non mi risulta. Tuttavia è buona cosa mantenere vivo questo tipo di allarme, non sia mai che l’italiano “medio”, afflitto da ben altre questioni, dovesse dimenticarsene….

L’immagine pubblicata all’inizio dell’articolo è uno “screen shot” eseguito durante la visione dell’aria “Stride la vampa” tratta da “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi in cui Jana Sýkorová interpreta il ruolo di Azucena, la zingara che rapisce un bambino.

 

“Il Resto del Carlino” all’attacco (3): l’intervista di Italo Cucci a Eleonora Brown

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Nella stessa giornata del 4 Settembre 2017 “Il Resto del Carlino” ci “delizia” con un’intervista mooolto interessante. Con il titolo “Io stuprata, ma era solo un film. Gli islamici non rispettano le donne” viene pubblicata un’intervista di Italo Cucci a Eleonora Brown, signora che 57 anni fa, quando era ancora una bambina, impersonò la figlia della protagonista de “La ciociara” interpretata da Sophia Loren. Già il titolo è perentorio: “Gli islamici non rispettano le donne”, per cui, per esempio, tutte le volte che vediamo una famiglia di islamici che entra in un kebab per una cenetta “light” già sappiamo che il signore in questione non rispetta la propria moglie, a differenza di noi Italiani che invece le donne le rispettiamo…. come no! Diciamo che il titolo fa abbastanza cacare, ma non è nulla rispetto alle chicche che ci aspettano. Intervistatore e intervistata principiano la loro chiacchierata rievocando la scena dello stupro della pellicola [si tratta dello stupro perpetrato dai “goumier”, i soldati marocchini schierati con gli Alleati, ai danni di una signora romana e della sua bambina]. La signora Brown racconta che

De Sica e Sophia fecero in modo che non fossi neppure sfiorata dagli attori che interpretavano i marocchini. Tutta finzione.

E vorrei vedere che, per rendere realistica la scena, il regista avesse permesso agli attori marocchini di stuprare realmente una bambina! Poi però una rivelazione inquietante: quale espediente escogitò il regista per rendere realistiche le lacrime di questa bimba? Ecco la risposta:

Vittorio per farmi piangere mi disse all’improvviso che mamma e papà erano morti in un incidente

dal che se ne deduce che se “gli Islamici non rispettano le donne”, noi Italiani – quanto meno – non rispettiamo i bambini, almeno in certi casi. A questo punto avviene l’accostamento dello stupro delle milizie marocchine con quello avvenuto a Rimini in cui quattro africani hanno violentato una ragazza ed una trans. Dice l’ineffabile Cucci:

Entrano in scena i soldati marocchini, gli stupratori. E il tam tam di questi tempi. Pensa, sono tornati sui muri certi manifesti che la Repubblica Sociale aveva diffuso per avvertire le donne italiane dalle aggressioni dei neri. […]

Puntuale la risposta della Brown:

Ho visto, ma non ho in mente solo i marocchini e le ‘marocchinate’, come le chiamavano: sono tanti, di colore o no, che sono marocchini nella testa.

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Per la Brown è certo: i Marocchini non possono non essere stupratori, addirittura riporta un neologismo: “marocchinata” per indicare l’atto dello stupro. Poi concede che il “marocchinismo” può colpire indifferentemente “uomini di colore o no”, ma sempre di “marocchinate” si tratta, se un Marocchino compie uno stupro compie una “marocchinata”, se lo compie un Italiano, questi compie nuovamente una “marocchinata”, infatti, nonostante sia un Italiano non compie una “italianata”, ma una “marocchinata”, questo per sottolineare la potenza delle parole, quasi come si volesse affermare che non si può negare che anche gli Italiani stuprano le donne perché la cronaca nera è piena di Italiani bianchi che stuprano – per non menzionare gli “Italiani brava gente” in cima alla classifica de turisti sessuali – ma questi Italiani sono “marocchini nella testa”, quindi nulla a che vedere con una eventuale “italianità”, aliena da queste pratiche, anche perché, ricordate? Sono gli “islamici” che non rispettano la donna, come dice il titolo, non i cristiani.

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Poi il Cucci, con l’ultima domanda, raggiunge l’apoteosi:

[…] un presunto moderatore culturale islamico ha detto che lo stupro è brutto, ma ‘quando il pisello entra la donna poi gode’. Il guaio è che molti la pensano così…

Quindi si sottolinea ancora l’aggettivo “islamico”, ma non si dice nulla sui “molti” che la pensano così. Eppure il Cucci, essendo particolarmente avvezzo alle cronache sportive, dovrebbe conoscere l’articolo che un giornalista italiano, Stefano Arcobelli, né negro, né islamico (almeno io penso), ha scritto in merito ad un fattaccio di cronaca nera accaduto in Finlandia. Al seguente sito potete leggere l’intera vicenda:

http://www.gazzetta.it/Volley/28-02-2017/nelle-carceri-finlandesi-pallavolisti-cubani-condannati-stupro-1801037438754.shtml

ve la riassumo brevemente: cinque titolari della nazionale cubana di volley sono stati condannati il 20 settembre 2016 per violenza sessuale su una donna in un hotel di Tampere il 2 luglio 2016. Era la notte prima della partita di World League contro la Finlandia. La donna è stata costretta ad avere rapporti sessuali con i cinque che l’avrebbero bloccata e tirata per i capelli mentre lei tentava di ribellarsi urlando. Le sevizie sarebbero durate un’ora e mezza.

Vediamo come il giornalista “confeziona” questo articolo.

Titolo: Nelle carceri finlandesi dei pallavolisti cubani condannati per stupro

Sottotitolo: Dalla vigilia di Rio i migliori giocatori cubani vivono in isolamento: “La nostra vita è distrutta”. Siamo andati a documentarla in attesa dell’appello: 5 dei 6 accusati condannati a 5 anni. Il capitano: “La mia famiglia deve andare a Mosca per vedermi via Skype

Si dà risalto al fatto che questi giocatori cubani (“i migliori” perfino) vivono in isolamento e poi viene aggiunta una frase detta da uno di loro: “La nostra vita è distrutta”. Non compare nessuna frase della ragazza finlandese, né viene sottolineato il fatto che anche la sua vita è stata distrutta.

Ma andiamo avanti. L’articolo si apre con frasi ad effetto:

In isolamento. Nel braccio degli stupratori. Galeotti tenuti a distanza anche tra loro, a 230 chilometri: due nel più affollato carcere di Turku, tre in quello di Kylmakoski, vicino a Tampere, il luogo del delitto.

Continuando la lettura dell’articolo leggiamo:

Un processo celere ha portato a una condanna pesantissima e il 16 maggio gli avvocati dei 5 proveranno ad attenuare se non a ribaltare la sentenza. E’ una brutta storia, dai risvolti sportivi, umani, politici (si lavora per l’estradizione). Una carriera lanciata verso l’Olimpiade, finita dietro le sbarre.

Il giornalista italiano parla di un processo “celere” (che cosa potrebbe indicare questo aggettivo? Che un processo celere potrebbe portare ad una sentenza ingiusta o si tratta semplicemente dell’aggiunta di un dettaglio?) e di una “condanna pesantissima”. Qui l’aggettivo è piuttosto eloquente: “pesantissima” forse per i canoni italiani dove, al di là del reato commesso, in galera meno ci si sta e meglio è.

Segue la foto di due giocatori cubani in T-shirt con l’aspetto simpatico che a tutto fa pensare fuorché a due immensi figli di puttana, poi segue un’intervista al capitano della squadra cubana:

E’ terribile quanto stiamo vivendo. La qualificazione dopo 16 anni ci è costata, ma è tutto svanito per una leggerezza assurda. Sono stato orgoglioso di vedere i miei compagni comunque all’Olimpiade, al debutto contro la Russia, li spingevo da dentro una cella. Solo. Ci sono troppe strane coincidenze: hanno distrutto una squadra forte, cominciavamo a giocare all’estero. Il processo è stato svolto in un ambiente ostile: sarà perché siamo stranieri, giocatori e abbiamo la pelle scura, per aver detto parole cubane forse non traducibili, ma il giudice ha voluto credere solo a lei. […]

Eh già, queste “leggerezze assurde”…. Come, per esempio, fare l’amore con una donna che non ne vuole sapere. Poi è la volta dello schiacciatore a parlare:

Sono stato io a conoscere per primo questa donna, non pensavo ci avrebbe rovinato la vita e la carriera. Mi diceva ‘mi piacciono quelli alti, di colore e sportivi’. […] Ho visto il cielo solo dopo 7 mesi, non avevo la forza per uscire a prendere una boccata d’aria: non ho fatto altro che vedere film e film, e non posso ascoltare la musica salsa, perché in carcere non fanno entrare i Dvd non originali: ma a Cuba tutta la musica è pirata. […]

Le donne, queste rovinatrici di vite e di carriere. Se una donna dice che le piacciono gli uomini alti, di colore e sportivi, è ovvio! Vuole trombare sicuramente con uno di loro, se poi invece di uno ce ne sono due, tre, quattro, cinque…. Non cambia nulla, la donna finlandese che confida certi desideri la dà sicuramente al primo sportivo nero alto che passa.

Non voglio mettere sullo stesso piano ciò che dice il “mediatore culturale” e ciò che dice il giornalista italiano, il primo giustifica uno stupro, il secondo, in nome del suo grande amore verso lo sport tende ad avere un comportamento indulgente verso gli atleti stupratori, eppure in entrambi i casi abbiamo il calpestamento (il sostantivo fa un po’ schifo, intendo l’atto del calpestare) della dignità femminile, calpestamento attuato da un islamico e da un italiano che quasi sicuramente islamico non è. Questo per concludere: “com’è piccolo il mondo, vero?”

Concludo il mio intervento commentando la risposta della Brown all’ultima domanda del Cucci:

E’ il mondo della donna oggetto che non conta nulla, che tutti possono offendere e ferire, fin dal padre che violenta la figlia… noi e gli islamici, due mondi diversi, anche se nel passato anche noi donne occidentali abbiamo dovuto subire il maschilismo. Ma per noi è nata Maria, la Madonna, tutte le madri, le mogli, le figlie, le sorelle sono Maria. Nel mondo islamico la donna non vale niente. Stiamo attenti, un giorno saranno più numerosi di noi, ci supereranno in tutto, ci imporranno le loro idee e regole, è la loro vera guerra.

Si rimane davvero senza parole di fronte a tante sciocchezze. A parte le farneticazioni sulla “Madonna” (figura religiosa verso la quale anche gli Islamici portano grande rispetto) senza capo né coda, ma ciò che offende il buon senso sono proprio questi giudizi buttati senza un minimo di senso critico come “nel mondo islamico la donna non vale niente” (ma che ne sa una persona che di islamismo non sa niente e che non conosce personalmente nessun islamico?) o “nel passato anche noi donne occidentali abbiamo dovuto subire il maschilismo” come se fosse magicamente terminato, chissà, forse per intervento della Madonna o di Dio in persona che, in quanto a maschilismo, non è secondo a nessuno.

 

Le immagini presenti nel mio articolo sono “screenshots” eseguiti durante la visione del film “La Ciociara” su “You Tube”.

 

ROMNI’ – A forza di essere vento – Calendario 2016

Finalmente ieri mi è arrivato il calendario che avevo richiesto dieci giorni fa all'”Associazione 21 Luglio”.

Di che calendario si tratta? Un calendario con dodici foto di donne (bambine, donne adulte, donne anziane) che ovviamente non ha niente a che fare con certi calendari di donne (attrici, show girls, soubrettes, ecc.) che stanno in bella vista in negozi, edicole, esercizi commerciali di vario tipo. Ogni mese è dedicato ad una donna diversa, ad una storia diversa, ad una frase diversa. In questa mia paginetta ho deciso di pubblicare le foto delle donne che potete trovare al link che promuove questa interessantissima iniziativa:

http://www.21luglio.org/calendario-2016

Sotto la foto ho copiato la frase pubblicata sul calendario ed ho aggiunto un brevissimo commento. Anche se in realtà le frasi che riporto non ne avrebbero affatto bisogno….

Brenda

Brenda, mese di Aprile.

La frase: “Un volta un signore mi disse: ‘Se fossi il presidente manderei tutti i rom al loro paese’. Poi abbiamo iniziato a chiacchierare e siamo diventati amici“.

Effettivamente il dialogo è l’unica possibilità che abbiamo affinché il razzismo, che esiste grazie all’ignoranza, possa sparire un po’ alla volta.

Sabrina

Sabrina, mese di Maggio.

La frase: “Le mie passioni sono la cucina e fare qualcosa di utile per il mio popolo. Studio per diventare chef e faccio l’attivista per i diritti umani“.

Studio e attivismo per i diritti umani, che razza di zingara è questa? La maniera migliore per distruggere i soliti clichè triti e ritriti.

Monica

Monica, mese di Giugno

La frase: “Alla recita di natale mia figlia ha fatto l’asinello. Era la prima recita scolastica  sia per me che per lei. Mi sono tanto commossa.

Eccola la zingara che non ti aspetti! Manda la sua figlia a scuola e si commuove perfino quando la vede recitare!

miriana

Miriana, mese di Agosto

La frase: “Quando racconto la mia storia alle altre persone, vedo che i loro cuori si aprono e tutti i pregiudizi si sgretolano“.

Ci sono persone che, nonostante i pregiudizi, sono ancora disposte ad ascoltare per capire ed eventualmente cambiare opinione se lo ritengono opportuno. Purtroppo questo non accade spesso, ma Miriana ci ricorda che talvolta questo accade….

shida

Shida, mese di Ottobre

La frase: “Siamo in Italia da 30 anni e abbiamo sempre vissuto nei campi. I campi esistono solo qui. Vorrei che i miei figli avessero una vita normale“.

Ops, sorpresa! una donna che vive in un campo rom, eppure italianissima! Che denuncia la vergogna de campi e desidera per i propri figli una vita normale! Che mondo….

dzemila

Dzemila, mese di Novembre

La frase: “C’è chi dice che le mamme rom non vogliano mandare i figli a scuola. Ma non è vero. Oggi mio figlio va all’università“.

Ecco un altro pregiudizio duro e algido come il marmo: “Le mamme zingare preferiscono mandare i figli a chiedere l’elemosina piuttosto che a scuola”. Penso che ogni commento alla frase di Dzemila sia superfluo.

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Sulta, mese di Dicembre

La frase: “Quando entro in un negozio vedo la gente mettere subito la mano al portafoglio: vorrei dire loro che non sono lì per rubare!“.

Il pregiudizio più schifoso! Purtroppo posso testimoniare il disagio disperante che provano  queste persone, infatti in più occasioni ho visto rom entrare in un negozio e l’espressione del volto delle persone presenti divenire aspro, duro, diffidente. Di lavoro da fare ce n’è tanto per scardinare questo granitico monolite che è il pregiudizio; questo calendario è un piccolo passo in questa direzione. Un piccolo, ma importantissimo passo.

 

 

Capodanno a Colonia, mio commento all’editoriale del direttore di “Grazia” Silvia Grilli

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Francamente non ho ben chiaro ciò che è avvenuto a Colonia nella notte di Capodanno. Più cerco notizie in rete e più la confusione nella mia testa aumenta. In un articolo letto sul sito di “Panorama”,

http://www.panorama.it/news/esteri/colonia-aggressioni-donne-capodanno-foto/

per esempio, leggo le seguenti cifre: “un migliaio” di uomini di sicura origine araba, 516 denunce per molestie sessuali, 19 sospetti (10 richiedenti asilo + 9 presunti clandestini) e 4 giovanotti in stato di fermo, ma attenzione, con l’accusa di furto. Penso che già l’elenco di queste cifre sia sufficiente per dimostrare quanto fumosa possa essere la questione che riguarda questa sorta di “stupro organizzato”. Per fortuna c’è già chi ha le idee chiare. Per esempio, l’altro giorno ho sfogliato la rivista “Grazia” n.5 del 27/I/2016. Nell’editoriale di pag.12, scritto dal direttore della rivista Silvia Grilli, dal titolo “Gli immigrati maschi e le donne europee” leggo, fra l’altro, che il 73% delle persone che richiedono asilo in Europa è maschio e che in Italia la percentuale sale al 90%. Già questo mi fa pensare che il numero delle persone coinvolte in questo stupro di massa sia notevolmente inferiore al 73% degli uomini che richiedono asilo e che quindi, probabilmente, non tutti i migranti vengono in Europa con il pene perennemente eretto. La signora Grilli continua con una frase di condivisibile buon senso: “è statisticamente provato che le zone con un alto numero di uomini che rimane ai margini della società sono più violente” e con questa frase annulla ogni pregiudizio che prende di mira la cosiddetta “cultura islamica”: per “alto numero di uomini” si può intendere sia la cosiddetta “invasione” di migranti mediorientali, sia quella di Italiani, in gran parte meridionali e quindi non proprio campioni di femminismo, nelle varie Americhe agli inizi del XX secolo, sia quella di Irlandesi, sempre in America, ecc. Poi però segue quella che, a mio modesto parere, è una vera e propria caduta di stile, infatti così continua: “c’è un grande divario tra la libertà di vestire, comportarsi e avere relazioni delle donne europee e la cultura degli immigrati”. E’ vero, ci sono delle belle differenze fra la cultura cosiddetta “islamica” e quella cosiddetta “occidentale”, ma che c’entra con lo stupro di massa di Capodanno? Anche se un uomo è intimamente convinto che gli uomini comandano e le donne obbediscono, che la donna deve tacere sempre e comunque, dove sta scritto che lo stesso uomo pensa anche che l’uomo abbia il diritto di stuprare una donna? A questo punto dovremmo arguire che ciò che afferma Saullo di Tarso nella “prima lettera ai Corinzi” (*) – quel buontempone che inventò il cristianesimo un paio di millenni fa – porta direttamente agli stupri che i cristiani hanno compiuto fino adesso. A questa considerazione segue un pistolotto moralistico: “Ma non bisogna cedere al panico e abbandonare la compassione verso i rifugiati, bensì insistere nel fare rispettare le nostre leggi e i nostri costumi, tolleranza e parità tra i sessi.” Come se la tolleranza e la parità fra i sessi fosse nel DNA del cosiddetto Occidente che, ancora oggi, nel modernissimo 2016, continua a discriminare la donna in vari campi, ad iniziare da quello del lavoro dove, a parità di prestazione lavorativa, è sottopagata, nella maggior parte de’ casi, rispetto ad un collega maschio.

Questo editoriale rimanda all’inchiesta del giornale pubblicata a pag.28 dal titolo “Io, donna, tra i migranti che ora fanno paura”. Si cita un caso di palese ingiustizia (nella cittadina tedesca di Bornheim il sindaco ha vietato ai profughi di sesso maschile di entrare nella piscina pubblica dopo che alcune bagnanti si erano lamentate per essere state importunate verbalmente da migranti del vicino centro di accoglienza) in cui non solo viene praticato il razzismo (la colpa di alcuni ricade su TUTTI), ma costringe la cosiddetta cultura occidentale ad abdicare dai suoi principi di democrazia, giustizia e libertà di cui tanto si riempie la bocca, dopo di che viene pubblicata una serie di risposte di donne a Marina Speich, la giornalista che ha condotto l’inchiesta, che ben poco hanno a che fare con l’Islam e molto con la maleducazione: “Spesso sono ubriachi, a volte fanno i bisogni per strada” , “una volta un migrante ha buttato la mia moto a terra”, “sporcano per strada, spesso sono in gruppo e ho paura”, fino a giungere ad analisi non sempre particolarmente lucide sulla questione che riguarda i migranti: “ho sempre creduto nell’integrazione, ma non ha funzionato negli Stati Uniti e in Francia, perché dovrebbe funzionare da noi?”, “Gli arabi mi insultano e se reagisco, mi rispondono: “Stai zitta donna” (che oltre al Corano abbiano letto anche la Prima lettera ai Corinzi di Paolo?) , “se aumenta il numero di immigrati cresce anche la criminalità” e infine una ragazza cinese che candidamente afferma che un “non italiano” una volta nella calca della metropolitana l’ha palpeggiata e che ha paura degli arabi perché per loro le donne sono prede”, pregiudizio che fa il paio con l’altro pregiudizio che vede nei cinesi degli speculatori senza scrupoli che obbligano la propria gente a lavorare per uno stipendio da fame.

Il titolo di questa inchiesta è: “Io, donna, tra i migranti che ora FANNO paura” (il maiuscolo è mio). Si potrebbe suggerire alla direttrice della rivista un’altra inchiesta dal titolo “Io, donna, tra i migranti che ora HANNO paura”. E sì, perché, nell’articolo tratto dal sito di “Panorama” di cui ho parlato all’inizio del mio scritto, verso la fine si legge: “Sicuramente xenofoba, e volta a soddisfare il desiderio di vendetta sommaria, è invece la matrice degli attacchi xenofobi avvenuti nella serata di domenica sempre a Colonia, dove sei pachistani (due dei quali costretti poi a cure ospedaliere) sono stati aggrediti nella serata di domenica nei pressi della stazione da un gruppo di una ventina di persone, che hanno poi lievemente ferito anche un siriano di 39 anni. Secondo quanto riferito dalla polizia, che sta indagando anche su questi due episodi di violenza, le aggressioni hanno avuto luogo dopo che alcune persone si sono accordate sui social network per scendere in strada a Colonia e prendersela con persone “visibilmente non-tedesche”.

In attesa di informazioni più precise sul fattaccio del Capodanno di Colonia possiamo contare su informazioni precise per quanto riguarda i balordi di casa nostra, che hanno pianificato sui social network alcune aggressioni a persone “visibilmente non-tedesche” e le hanno messe in pratica. Dovessi recarmi in Germania, indosserò sicuramente un paio di lenti a contatto azzurre ed una parrucca bionda. Non si sa mai.

(*)[34]Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. [35]Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea. Paolo di Tarso, “Prima Lettera ai Corinzi”.

L’immagine del bimbo migrante è stata presa dal sito “Fanpage.it”

http://www.fanpage.it/augusta-arrestato-prof-di-religione-abusava-di-migranti-minorenni/

e correda un articolo il titolo del quale è: “Augusta, arrestato prof di religione: abusava di migranti minorenni”