Massimo Gramellini, Silvia Romano e Fernando Pessoa….

massimo

Ricordo che tempo fa mi è capitata una poesia di un poeta che amo molto, Fernando Pessoa. Ho cominciato a leggere i primi versi:

“Tutte le lettere d’amore sono / ridicole.

Non sarebbero lettere d’amore se non fossero / ridicole.”

e ho cominciato a tremare, all’improvviso ho cominciato a provare vergogna perché io di poesie d’amore ne ho scritte davvero tante…. e non riuscivo a capire per quale motivo una persona che stimavo così tanto avesse potuto scrivere una cosa tanto cattiva.

La poesia così proseguiva:

“Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore, / come le altre, / ridicole.

Le lettere d’amore, se c’è l’amore, / devono essere / ridicole.”

Il mio sentimento di vergogna tosto si è trasformato in un sentimento di rabbia, finché ho raggiunto la terza strofa:

“Ma dopotutto / solo coloro che non hanno mai scritto /lettere d’amore / sono / ridicoli.”

All’improvviso ho capito e ho smesso di tremare.

Più o meno, fatte le dovute proporzioni, ho provato qualcosa di simile ieri, quando ho letto l’articolo di Massimo Gramellini sulla vicenda di Silvia Romano, dal titolo “Cappuccetto rosso”, in cui, leggendo le prime frasi piuttosto aspre “(…) avrebbe potuto soddisfare le sue smanie d’altruismo in qualche mensa nostrana della Caritas (…)” e “la sua scelta avventata rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto”, ho cominciato a provare incredulità e disgusto, ma poi, continuando la lettura, ho constatato che il signor Gramellini in realtà aveva utilizzato un procedimento retorico simile a quello di Pessoa in cui si parte da una premessa per giungere ad una conclusione diametralmente opposta.

Non sono fan di Gramellini, anzi, ricordo che quando scrisse quell’orrendo articolo sulla detenuta rumena in semilibertà che aveva osato postare sul suo profilo privato di “Facebook” alcuni autoscatti provai un vero e proprio sentimento di nausea, tuttavia considero esagerate le reazioni delle persone che hanno inondato i vari “social” di insulti a causa di quell’articolo, probabilmente infelice in alcune sue parti, ma assolutamente non infamante nei confronti della nostra sfortunata Silvia Romano.