Massimo Gramellini, Silvia Romano e Fernando Pessoa….

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Ricordo che tempo fa mi è capitata una poesia di un poeta che amo molto, Fernando Pessoa. Ho cominciato a leggere i primi versi:

“Tutte le lettere d’amore sono / ridicole.

Non sarebbero lettere d’amore se non fossero / ridicole.”

e ho cominciato a tremare, all’improvviso ho cominciato a provare vergogna perché io di poesie d’amore ne ho scritte davvero tante…. e non riuscivo a capire per quale motivo una persona che stimavo così tanto avesse potuto scrivere una cosa tanto cattiva.

La poesia così proseguiva:

“Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore, / come le altre, / ridicole.

Le lettere d’amore, se c’è l’amore, / devono essere / ridicole.”

Il mio sentimento di vergogna tosto si è trasformato in un sentimento di rabbia, finché ho raggiunto la terza strofa:

“Ma dopotutto / solo coloro che non hanno mai scritto /lettere d’amore / sono / ridicoli.”

All’improvviso ho capito e ho smesso di tremare.

Più o meno, fatte le dovute proporzioni, ho provato qualcosa di simile ieri, quando ho letto l’articolo di Massimo Gramellini sulla vicenda di Silvia Romano, dal titolo “Cappuccetto rosso”, in cui, leggendo le prime frasi piuttosto aspre “(…) avrebbe potuto soddisfare le sue smanie d’altruismo in qualche mensa nostrana della Caritas (…)” e “la sua scelta avventata rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto”, ho cominciato a provare incredulità e disgusto, ma poi, continuando la lettura, ho constatato che il signor Gramellini in realtà aveva utilizzato un procedimento retorico simile a quello di Pessoa in cui si parte da una premessa per giungere ad una conclusione diametralmente opposta.

Non sono fan di Gramellini, anzi, ricordo che quando scrisse quell’orrendo articolo sulla detenuta rumena in semilibertà che aveva osato postare sul suo profilo privato di “Facebook” alcuni autoscatti provai un vero e proprio sentimento di nausea, tuttavia considero esagerate le reazioni delle persone che hanno inondato i vari “social” di insulti a causa di quell’articolo, probabilmente infelice in alcune sue parti, ma assolutamente non infamante nei confronti della nostra sfortunata Silvia Romano.

“Il Resto del Carlino” all’attacco (4): la zingara rapitrice ricompare ai Parioli

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Concludiamo l’orrenda “tetralogia” andata in onda su “Il Resto del Carlino” il 4 Settembre 2017. Questa volta c’è poco da sorridere perché abbiamo a che fare con una leggenda intramontabile, quella della “zingara rapitrice”.

Titolo: “Tentano di rapire un bimbo. “Ricercati quattro nomadi”

Iniziamo la lettura dell’articoletto:

Tentativo di rapire un bambino di dieci mesi dal passeggino che la madre stava spingendo. E’ successo ai Parioli nel pomeriggio di giovedì. Al momento ci sono quattro persone, due uomini e due donne, ricercate. Forse nomadi secondo l’ipotesi della polizia

Dunque la polizia formula una ipotesi: “forse nomadi”. Come mai questa ipotesi nel titolo diviene una certezza? Leggiamo la conclusione. La madre, nel racconto fatto alla polizia, dice:

“Indossava bracciali e collane – ha raccontato agli agenti –. Si è chinata sul passeggino e ha cercato di strappare mio figlio dalle cinture. Mi sono messa a gridare, poi a correre con il passeggino verso l’incrocio, ma dall’altra parte ho visto una ragazza che mi veniva incontro e anche lei ha tentato di portarmi via il bambino”.

Insomma, una vera e propria anonima sequestri perfettamente organizzata, e ovviamente “nomade”, forse per il fatto che la rapitrice “indossava bracciali e collane”.

Questa vicenda è accaduta quasi sette mesi fa. Ha forse avuto un seguito? Non mi risulta. Tuttavia è buona cosa mantenere vivo questo tipo di allarme, non sia mai che l’italiano “medio”, afflitto da ben altre questioni, dovesse dimenticarsene….

L’immagine pubblicata all’inizio dell’articolo è uno “screen shot” eseguito durante la visione dell’aria “Stride la vampa” tratta da “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi in cui Jana Sýkorová interpreta il ruolo di Azucena, la zingara che rapisce un bambino.

 

“Il Resto del Carlino” all’attacco (3): l’intervista di Italo Cucci a Eleonora Brown

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Nella stessa giornata del 4 Settembre 2017 “Il Resto del Carlino” ci “delizia” con un’intervista mooolto interessante. Con il titolo “Io stuprata, ma era solo un film. Gli islamici non rispettano le donne” viene pubblicata un’intervista di Italo Cucci a Eleonora Brown, signora che 57 anni fa, quando era ancora una bambina, impersonò la figlia della protagonista de “La ciociara” interpretata da Sophia Loren. Già il titolo è perentorio: “Gli islamici non rispettano le donne”, per cui, per esempio, tutte le volte che vediamo una famiglia di islamici che entra in un kebab per una cenetta “light” già sappiamo che il signore in questione non rispetta la propria moglie, a differenza di noi Italiani che invece le donne le rispettiamo…. come no! Diciamo che il titolo fa abbastanza cacare, ma non è nulla rispetto alle chicche che ci aspettano. Intervistatore e intervistata principiano la loro chiacchierata rievocando la scena dello stupro della pellicola [si tratta dello stupro perpetrato dai “goumier”, i soldati marocchini schierati con gli Alleati, ai danni di una signora romana e della sua bambina]. La signora Brown racconta che

De Sica e Sophia fecero in modo che non fossi neppure sfiorata dagli attori che interpretavano i marocchini. Tutta finzione.

E vorrei vedere che, per rendere realistica la scena, il regista avesse permesso agli attori marocchini di stuprare realmente una bambina! Poi però una rivelazione inquietante: quale espediente escogitò il regista per rendere realistiche le lacrime di questa bimba? Ecco la risposta:

Vittorio per farmi piangere mi disse all’improvviso che mamma e papà erano morti in un incidente

dal che se ne deduce che se “gli Islamici non rispettano le donne”, noi Italiani – quanto meno – non rispettiamo i bambini, almeno in certi casi. A questo punto avviene l’accostamento dello stupro delle milizie marocchine con quello avvenuto a Rimini in cui quattro africani hanno violentato una ragazza ed una trans. Dice l’ineffabile Cucci:

Entrano in scena i soldati marocchini, gli stupratori. E il tam tam di questi tempi. Pensa, sono tornati sui muri certi manifesti che la Repubblica Sociale aveva diffuso per avvertire le donne italiane dalle aggressioni dei neri. […]

Puntuale la risposta della Brown:

Ho visto, ma non ho in mente solo i marocchini e le ‘marocchinate’, come le chiamavano: sono tanti, di colore o no, che sono marocchini nella testa.

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Per la Brown è certo: i Marocchini non possono non essere stupratori, addirittura riporta un neologismo: “marocchinata” per indicare l’atto dello stupro. Poi concede che il “marocchinismo” può colpire indifferentemente “uomini di colore o no”, ma sempre di “marocchinate” si tratta, se un Marocchino compie uno stupro compie una “marocchinata”, se lo compie un Italiano, questi compie nuovamente una “marocchinata”, infatti, nonostante sia un Italiano non compie una “italianata”, ma una “marocchinata”, questo per sottolineare la potenza delle parole, quasi come si volesse affermare che non si può negare che anche gli Italiani stuprano le donne perché la cronaca nera è piena di Italiani bianchi che stuprano – per non menzionare gli “Italiani brava gente” in cima alla classifica de turisti sessuali – ma questi Italiani sono “marocchini nella testa”, quindi nulla a che vedere con una eventuale “italianità”, aliena da queste pratiche, anche perché, ricordate? Sono gli “islamici” che non rispettano la donna, come dice il titolo, non i cristiani.

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Poi il Cucci, con l’ultima domanda, raggiunge l’apoteosi:

[…] un presunto moderatore culturale islamico ha detto che lo stupro è brutto, ma ‘quando il pisello entra la donna poi gode’. Il guaio è che molti la pensano così…

Quindi si sottolinea ancora l’aggettivo “islamico”, ma non si dice nulla sui “molti” che la pensano così. Eppure il Cucci, essendo particolarmente avvezzo alle cronache sportive, dovrebbe conoscere l’articolo che un giornalista italiano, Stefano Arcobelli, né negro, né islamico (almeno io penso), ha scritto in merito ad un fattaccio di cronaca nera accaduto in Finlandia. Al seguente sito potete leggere l’intera vicenda:

http://www.gazzetta.it/Volley/28-02-2017/nelle-carceri-finlandesi-pallavolisti-cubani-condannati-stupro-1801037438754.shtml

ve la riassumo brevemente: cinque titolari della nazionale cubana di volley sono stati condannati il 20 settembre 2016 per violenza sessuale su una donna in un hotel di Tampere il 2 luglio 2016. Era la notte prima della partita di World League contro la Finlandia. La donna è stata costretta ad avere rapporti sessuali con i cinque che l’avrebbero bloccata e tirata per i capelli mentre lei tentava di ribellarsi urlando. Le sevizie sarebbero durate un’ora e mezza.

Vediamo come il giornalista “confeziona” questo articolo.

Titolo: Nelle carceri finlandesi dei pallavolisti cubani condannati per stupro

Sottotitolo: Dalla vigilia di Rio i migliori giocatori cubani vivono in isolamento: “La nostra vita è distrutta”. Siamo andati a documentarla in attesa dell’appello: 5 dei 6 accusati condannati a 5 anni. Il capitano: “La mia famiglia deve andare a Mosca per vedermi via Skype

Si dà risalto al fatto che questi giocatori cubani (“i migliori” perfino) vivono in isolamento e poi viene aggiunta una frase detta da uno di loro: “La nostra vita è distrutta”. Non compare nessuna frase della ragazza finlandese, né viene sottolineato il fatto che anche la sua vita è stata distrutta.

Ma andiamo avanti. L’articolo si apre con frasi ad effetto:

In isolamento. Nel braccio degli stupratori. Galeotti tenuti a distanza anche tra loro, a 230 chilometri: due nel più affollato carcere di Turku, tre in quello di Kylmakoski, vicino a Tampere, il luogo del delitto.

Continuando la lettura dell’articolo leggiamo:

Un processo celere ha portato a una condanna pesantissima e il 16 maggio gli avvocati dei 5 proveranno ad attenuare se non a ribaltare la sentenza. E’ una brutta storia, dai risvolti sportivi, umani, politici (si lavora per l’estradizione). Una carriera lanciata verso l’Olimpiade, finita dietro le sbarre.

Il giornalista italiano parla di un processo “celere” (che cosa potrebbe indicare questo aggettivo? Che un processo celere potrebbe portare ad una sentenza ingiusta o si tratta semplicemente dell’aggiunta di un dettaglio?) e di una “condanna pesantissima”. Qui l’aggettivo è piuttosto eloquente: “pesantissima” forse per i canoni italiani dove, al di là del reato commesso, in galera meno ci si sta e meglio è.

Segue la foto di due giocatori cubani in T-shirt con l’aspetto simpatico che a tutto fa pensare fuorché a due immensi figli di puttana, poi segue un’intervista al capitano della squadra cubana:

E’ terribile quanto stiamo vivendo. La qualificazione dopo 16 anni ci è costata, ma è tutto svanito per una leggerezza assurda. Sono stato orgoglioso di vedere i miei compagni comunque all’Olimpiade, al debutto contro la Russia, li spingevo da dentro una cella. Solo. Ci sono troppe strane coincidenze: hanno distrutto una squadra forte, cominciavamo a giocare all’estero. Il processo è stato svolto in un ambiente ostile: sarà perché siamo stranieri, giocatori e abbiamo la pelle scura, per aver detto parole cubane forse non traducibili, ma il giudice ha voluto credere solo a lei. […]

Eh già, queste “leggerezze assurde”…. Come, per esempio, fare l’amore con una donna che non ne vuole sapere. Poi è la volta dello schiacciatore a parlare:

Sono stato io a conoscere per primo questa donna, non pensavo ci avrebbe rovinato la vita e la carriera. Mi diceva ‘mi piacciono quelli alti, di colore e sportivi’. […] Ho visto il cielo solo dopo 7 mesi, non avevo la forza per uscire a prendere una boccata d’aria: non ho fatto altro che vedere film e film, e non posso ascoltare la musica salsa, perché in carcere non fanno entrare i Dvd non originali: ma a Cuba tutta la musica è pirata. […]

Le donne, queste rovinatrici di vite e di carriere. Se una donna dice che le piacciono gli uomini alti, di colore e sportivi, è ovvio! Vuole trombare sicuramente con uno di loro, se poi invece di uno ce ne sono due, tre, quattro, cinque…. Non cambia nulla, la donna finlandese che confida certi desideri la dà sicuramente al primo sportivo nero alto che passa.

Non voglio mettere sullo stesso piano ciò che dice il “mediatore culturale” e ciò che dice il giornalista italiano, il primo giustifica uno stupro, il secondo, in nome del suo grande amore verso lo sport tende ad avere un comportamento indulgente verso gli atleti stupratori, eppure in entrambi i casi abbiamo il calpestamento (il sostantivo fa un po’ schifo, intendo l’atto del calpestare) della dignità femminile, calpestamento attuato da un islamico e da un italiano che quasi sicuramente islamico non è. Questo per concludere: “com’è piccolo il mondo, vero?”

Concludo il mio intervento commentando la risposta della Brown all’ultima domanda del Cucci:

E’ il mondo della donna oggetto che non conta nulla, che tutti possono offendere e ferire, fin dal padre che violenta la figlia… noi e gli islamici, due mondi diversi, anche se nel passato anche noi donne occidentali abbiamo dovuto subire il maschilismo. Ma per noi è nata Maria, la Madonna, tutte le madri, le mogli, le figlie, le sorelle sono Maria. Nel mondo islamico la donna non vale niente. Stiamo attenti, un giorno saranno più numerosi di noi, ci supereranno in tutto, ci imporranno le loro idee e regole, è la loro vera guerra.

Si rimane davvero senza parole di fronte a tante sciocchezze. A parte le farneticazioni sulla “Madonna” (figura religiosa verso la quale anche gli Islamici portano grande rispetto) senza capo né coda, ma ciò che offende il buon senso sono proprio questi giudizi buttati senza un minimo di senso critico come “nel mondo islamico la donna non vale niente” (ma che ne sa una persona che di islamismo non sa niente e che non conosce personalmente nessun islamico?) o “nel passato anche noi donne occidentali abbiamo dovuto subire il maschilismo” come se fosse magicamente terminato, chissà, forse per intervento della Madonna o di Dio in persona che, in quanto a maschilismo, non è secondo a nessuno.

 

Le immagini presenti nel mio articolo sono “screenshots” eseguiti durante la visione del film “La Ciociara” su “You Tube”.

 

“Il Resto del Carlino” all’attacco (2): Claudio Martelli e lo “ius soli”

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Nell’articolo pubblicato su “Il Resto del Carlino” a pag.4 del 4 Settembre 2017 Claudio Martelli fa un’analisi in cui cerca di dimostrare perché lo “ius soli” non sarebbe una buona soluzione per l’Italia. Personalmente sono a favore dello “ius soli”, letteralmente, “diritto del suolo”, cioè la possibilità di acquisire la cittadinanza in un determinato paese per il fatto che si è nati in quel paese, al di là della cittadinanza de propri genitori. Sono a favore per un semplice motivo di “buon senso”: se un/a bambino/a nasce in Italia, frequenta le scuole italiane fino al termine della scuola dell’obbligo, oppure fino a prendere la maturità, oppure fino a laurearsi, è ovvio che dopo tanti anni in cui ha praticato la cultura che ha reso tanto grande il nostro paese, in cui ha vissuto seguendo le regole e le leggi di questo stato, sia automaticamente un/a mio/a concittadino/a. Ho un amico cinese che è venuto in Italia a tre anni. Non è in grado di leggere una sola parola in cinese, ma in compenso si è laureato in ingegneria ed oggi gestisce un bar in cui il 50 per cento del personale è italiano. Questo mio amico, che parla l’italiano molto meglio di tanti miei amici italiani, non è un cittadino italiano. Veramente magnifico!

Si è cercato di demonizzare lo “ius soli”, che in realtà è in vigore, pur con modalità diverse, nella stragrande maggioranza de’ paesi del cosiddetto Occidente, non sto a fare la lezioncina per spiegarvi come funziona in Francia, in Gran Bretagna, in Germania o negli Stati Uniti, date pure un’occhiata a questo link:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/05/ius-soli-promessa-mancata-litalia-resta-terra-straniera-dagli-states-alleuropa-ecco-come-funziona-la-cittadinanza/4073821/

Ma veniamo all’articolo. Claudio Martelli utilizza la figura retorica dell’elencazione per parlarci di quello che lui intende per “ideologia”. Infatti “ideologia” è:

  • Trattare gli immigrati come numeri per far quadrare i conti previdenziali o come nuovi schiavi sottopagati in concorrenza con i lavoratori regolari,
  • Negare i dati che segnalano un maggior tasso di devianza rispetto ai nativi di una popolazione sradicata, maschile e giovanile che vive nella precarietà,
  • Il fanatismo umanitario che finora ha inibito alla sinistra italiana persino di pensare a come frenare le ondate migratorie, quasi fossimo di fronte a un cataclisma naturale o a un destino irrevocabile cui arrendersi.

Per quanto riguarda il primo punto ci si chiede se l’articolista sia più allarmato per il fatto che delle persone disperate vengano trattate come schiavi o per il fatto che questi nuovi schiavi possano mettere a repentaglio il posto di lavoro de’ “lavoratori regolari”. E’ ovvio che gli immigrati vengano nel nostro paese per lavorare e per potere avere delle aspettative di vita decente, e di conseguenza si metterà in moto la macchina previdenziale, ma questo è un ovvio corollario, non certo la causa per la quale cerchiamo di “importare” immigrati. Per quanto riguarda il secondo punto il numero di immigranti “devianti” potrebbe risultare non veritiero per tutta una serie di motivi, come per esempio quello di ammettere un reato non commesso per giungere al patteggiamento ed evitare la galera grazie all’utilizzo della “condizionale”, e comunque, se la “precarietà” e lo “sradicamento” sono le cause principali delle varie devianze, questo dimostra che proprio la lotta alla precarietà e una politica che combatta lo “sradicamento” sarebbero fondamentali per abbassare il cosiddetto “tasso di devianza”. Infine l’ultimo punto, in cui si parla di “fanatismo umanitario”, mentre nella realtà io gli unici fanatismi che vedo sono di segno opposto e hanno ben poco a che fare con il cosiddetto “umanitarismo”. Tutto il discorso di Martelli dove va a parare? Nella conclusione del suo articolo:

Ora, il caso dei tre minorenni violenti e complici dello stupratore deve far riflettere – in termini più generali – il Pd ma anche la destra. Sono italiani, ma fossero stranieri rischierebbero almeno l’espulsione. Come cittadini, invece, con una legge in vigore come lo Ius soli (….) e in base al codice minorile, rischierebbero la stessa limitata punizione inflitta ai branchi di minori italiani violentatori. Chi non sfuggirà alla condanna è il ventenne capo branco richiedente asilo, il solo imputabile e il più colpevole.

Quindi è cosa saggia non dare la cittadinanza italiana al mio amico cinese perché, se dovesse commettere un reato grave, non potrebbe essere espulso. Magnifico!

 

La foto posta all’inizio dell’articolo è tratta dal sito de “Il Fatto Quotidiano”: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/05/ius-soli-promessa-mancata-litalia-resta-terra-straniera-dagli-states-alleuropa-ecco-come-funziona-la-cittadinanza/4073821/

“Il Resto del Carlino” all’attacco (1): Marco Minniti e l’insegnamento del rispetto fra uomo e donna ai cosiddetti “ospiti”

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A pag.2 de “Il Resto del Carlino” del 04/09/2017 c’è una foto di Marco Minniti con sotto un breve testo dal titolo “Minniti: devono capire il rispetto uomo-donna”. Due le frasi del ministro dell’Interno riportate: “A metà settembre presenteremo un piano per l’’integrazione” e “L’integrazione culturale è una gigantesca questione. Il rispetto tra uomo e donna è scontato per noi, dobbiamo lavorare perché lo diventi anche per chi ospitiamo”.

Innanzitutto bisognerebbe capire a che cosa si riferisce il ministro quando parla di “rispetto fra uomo e donna”.

  • Si riferisce agli stupri che hanno visto per protagonisti un congolese e alcuni marocchini? Eppure anche qui in Italia tanti Italiani stuprano, da sempre, allegramente.
  • Si riferisce al fatto che certi ospiti potrebbero fare battute del tipo “lo stupro è un atto peggio ma solo all’inizio, una volta si entra il pisello poi la donna diventa calma e si gode come è un rapporto sessuale normale” di un certo Abid Jee? Questa frase mi ha fatto venire in mente certe frasi “nostrane” dette da centinaia di creature italiche dopo alcuni stupri , come quello avvenuto vicino a Reggio Calabria nel Settembre del 2016 o a Roma agli inizi del Luglio del 2015, in cui il commento meno fetente è stato: “se l’è cercata”.
  • Si riferisce al fatto che gli “ospiti” obbligano le donne a “velarsi”? Eppure le donne mezze nude che si vedono in trasmissione o sulle riviste non hanno veramente niente a che fare con il rispetto fra uomo e donna? Ovviamente io sono per la Libertà e contro ogni forma di moralismo, quello che voglio dire è che ciò che per la nostra cultura può essere considerato rispettoso per la donna può non esserlo per altre forme di cultura, per cui in che senso il signor Minniti vuole presentare un piano per l’integrazione? Quale dovrebbe essere lo scopo dell’integrazione? Insegnare il rispetto uomo-donna secondo quali parametri? Anche perché effettivamente tutto questo rispetto non sempre è così limpido qui in Italia, per esempio, quando un imprenditore si rifiuta di assumere una ragazza di trent’anni per il solo fatto che è in “età da concepimento” (cito questo caso perché è successo ad una mia amica);mi chiedo se da noi il rispetto nel rapporto fra uomo e donna sia veramente così scontato.

Per cui, in attesa che anche nel paese italico il rispetto fra uomo e donna sia realmente scontato, cerchiamo di pontificare un po’ di meno quando ci riferiamo ai nostri “ospiti”.

Foto tratta dal sito di “Wikipedia”: http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Minniti#/media/File:Marco_Minniti_July_2017.jpg

 

 

L’arroganza di chi rasa a zero una testa innocente e l’arroganza di chi sottrae ragazzi/e ai propri genitori

Leggo sul sito de “Il Corriere della Sera” un articolo con il seguente titolo: “Bologna: rasata a zero perché non indossa il velo, la Procura la allontana dalla famiglia” e subito sotto noto la foto di una ragazza che indossa il niquab, e già qui, prima di leggere l’articolo, mi chiedo che cosa c’entri il “velo” presente nel titolo dell’articolo con il niquab presente nella foto.

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Ma veniamo all’articolo, in poche parole è successo che una ragazza originaria del Bangladesh nata e residente a Bologna, presentatasi a scuola completamente rasata, ha spiegato all’insegnante, fra le lacrime, che era stata punita dai genitori per il suo rifiuto di portare il velo (e non il niquab). Nel giro di un paio di giorni la ragazza è stata allontanata dalla famiglia e i genitori sono stati denunciati per maltrattamenti in famiglia.

Il sindaco di Bologna Virginio Merola, fra l’altro, ha detto che si tratta di una “questione familiare”, che c’è una “responsabilità genitoriale”, giustamente a mio avviso, infatti tutta la fuffa sull’Islam retrogrado che obbliga le donne a determinati comportamenti è stata evitata con grande buon senso. Peccato però che il sindaco così continui:

Dobbiamo spiegare a questi genitori che vengono in Italia che devono educare i loro figli non solo in base alle loro convenzioni più o meno religiose, anche se questo caso mi sembra proprio di un tipo di autoritarismo che noi negli anni ‘70 chiamavamo `autoritarismo familiare´.

Giusto, sottoscrivo, ma come glielo spieghiamo, portando loro via la figlia? Sappiamo benissimo che la famiglia è una sorta di campo di concentramento civile, e che se dovessimo applicare questa punizione a tutte le famiglie italiane ben pochi/e figli/e rimarrebbero in casa con i propri genitori.

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Ma chi ha vinto l’oscar del “buon senso” è Matteo Renzi che, forse, con le sue dichiarazioni, è già entrato in campagna elettorale:

Una ragazza di quattordici anni è stata rasata dai genitori perché si rifiutava di indossare il velo. I servizi sociali di Bologna l’hanno sottratta alla famiglia e protetta, come pure hanno fatto con le sue sorelline. Penso che tutti noi, che siamo padri e madri, immaginiamo quanto possa essere dolorosa questa scelta ma è doveroso dire che si tratta di una scelta GIUSTA. Bravo il Sindaco, bravi i giudici minorili ed ordinari di Bologna, bravi i servizi sociali. Perché in Italia siamo per l’accoglienza ma non c’è accoglienza senza il rispetto della legge e dei principi. E questo deve valere per TUTTI.

Il Renzi ha già decretato: una ragazza è stata rasata perché non voleva portare il velo, quindi è stata sottratta alla famiglia e di conseguenza la si è elevata allo status di “protetta”. Non solo, ma la stessa cosa è avvenuta anche per le sorelline (che, fra l’altro, sono maggiori della quattordicenne). Ovviamente la decisione è giusta, quindi complimenti al sindaco, ai giudici minorili e ordinari e ai servizi sociali. In Italia siamo per l’accoglienza, sempre che rispetti la nostra legge e i nostri principi.

Ora, il punto è questo. Una persona viene da un paese lontano non per vedere la cappella sistina o le rovine di Pompei, ma spinta da necessità drammatiche. Ovviamente si porta dietro quello che si portò dietro Enea quando dovette lasciare la città di Troia, data alle fiamme dagli Achei, il suo bagaglio culturale e religioso. Questa persona finisce in un luogo in cui vi è tutta un’altra cultura e quindi si vede costretta a dover mediare fra le proprie convinzioni religiose e culturali e le leggi del paese in cui va a vivere. Ci tengo a sottolineare “le proprie convinzioni”, perché, per quanto riguarda il caso in esame, da nessuna parte il cosiddetto “Islam” obbliga le donne ad indossare il velo, quindi parlo di convinzioni personali. Se le cose stanno esattamente come la giovane ha raccontato, ovviamente saremmo di fronte ad una situazione grave, ma trovo che in questo caso la cura sia stata peggiore del “male” che si voleva curare: risolvere le problematiche umane e sociali utilizzando i muscoli e dimenticando la ragione e il sentimento è come buttare benzina sul fuoco. Senza che sia stata data la possibilità ai genitori della ragazza di spiegare le proprie ragioni o di dare qualche chiarimento, la ragazza è stata portata via con una determinazione che ha veramente dell’incredibile.

Personalmente non credo che lo scontro possa portare a qualcosa di positivo. Il rispetto delle leggi è fondamentale, ma questo rispetto deve essere supportato dall’indulgenza e da molta pazienza. Purtroppo l’indulgenza presuppone un atteggiamento di comprensione e di benevolenza, disposizioni d’animo che in questo paese sono decisamente incompatibili nei confronti di determinate culture, fra cui quella islamica (non parliamo di quella rom).

L’immagine del niquab è stata tratta dal sito de “Il Corriere della Sera” al seguente link:

http://www.corriere.it/cronache/17_marzo_31/bologna-rasata-zero-perche-non-indossa-velo-procura-allontana-famiglia-d126f0a0-162c-11e7-b176-94ba31b8546a.shtml

L’immagine del post di Matteo Renzi è uno screenshot effettuato sulla sua pagina di “Facebook”.

Ma a Fabio, i Testi, chi li scrive?

Un paio di parole sul programma “Ne parliamo… sabato” di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza prima che si sollevasse il polverone legato all’argomento “Il fascino delle donne dell’Est”.

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Ovviamente non ho visto la puntata incriminata, e quindi quanto sono in procinto di scrivere riguarda solo alcuni minuti del programma che ho visto sul sito de “Il Corriere della Sera”, alcuni articoli che ho letto su “La Repubblica” e “Il Corriere della Sera” e la trasmissione de “La Zanzara” andata in onda Lunedì pomeriggio in cui è intervenuto Fabio Testi, grande cantante e attore, indimenticabile la sua interpretazione in “C’era una volta il West”. E già, una volta c’era il West, ora c’è l’Est….

In pratica è stato proposto il seguente “decalogo” che renderebbe perfetta una donna agli occhi del maschio italiano:

  • Sono tutte mamme ma, dopo aver partorito recuperano un fisico marmoreo
  • Sono sempre sexy. Niente tute né pigiamoni
  • Perdonano il tradimento
  • Sono disposte a far comandare il loro uomo
  • Sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa
  • Non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio

e inoltre sono state raccontate tutta una serie di episodi di vita (un esempio: la moglie moscovita che regala al marito italiano, per il suo compleanno, una notte “a tre” con una giovanissima e fichissima moscovita) supportati da vere e proprie massime filosofiche (“Come fai a non innamorarti di una donna così?” commenta il Testi, con il sangue che imperversa nelle sue vene stracarico di testosterone). Ma il Testi ci delizia di altre chicche in un intervento nella trasmissione “La zanzara” in cui alla domanda di Cruciani: “Non è che credi che le ragazze dell’Est sono tutte mamme ma dopo aver partorito recuperano un fisico marmoreo, è vero che hanno questo culto del fisico secondo te?” il Testi risponde: “Ma… quello sicuramente molto più delle nostre, sicuramente, anche perché sono dotate fisiologicamente nel loro DNA, c’è una struttura completamente diversa”, avventurandosi in un’analisi di tipo scientifico e un tantinello razzista.

https://www.youtube.com/watch?v=xTML7iJE_Ls

Ora, diciamoci la verità, si trattava di una trasmissione di intrattenimento, creata solo ed esclusivamente per far passare piacevolmente un pomeriggio al popolo italico in maniera leggera e spensierata. Tuttavia, nonostante il “target” della trasmissione, ci si rimane comunque male. Senza stare ad evocare gli inferni di cui parla la Boldrini (trasmissione che spinge alla violenza sulle donne), e senza buttarci in schieramenti ideologici (femminismo contro machismo e così via), si rimane quantomeno stupefatti di fronte, non dico al programma che presenta un “decalogo” cretino, ma ai commenti di persone che proprio non ne vogliono sapere di utilizzare la propria materia grigia in maniera sensata.

Tuttavia mi sento di manifestare la mia solidarietà alla conduttrice, anzi, all’ex conduttrice, Paola Perego, licenziata in tronco con la soppressione del suo programma; ritengo, infatti, i capri espiatorii sempre avvilenti e, a differenza di tanti altri conduttori che, con programmi molto più indecenti, continuano ad ammorbare l’etere televisivo, è stata l’unica persona ad aver pagato per uno spettacolo di dubbio gusto, soprattutto per il fatto che, come succede anche in trasmissioni simili a queste, non c’è mai una persona che in maniera seria e intelligente smonti le varie idiozie che saltano fuori nel corso del programma.

Da questa trasmissione viene fuori che la donna dell’Est è sempre sexy, non indossa mai tute né pigiamoni, dopo la gravidanza recupera un fisico perfetto, perdona il suo uomo per averla tradita, è disposta a farsi comandare da lui (sempre che lui lo desideri ovviamente), non frigna, non si lamenta mai, è sempre sorridente ed è una casalinga perfetta dal momento che viene indottrinata a diventare la geisha del suo futuro marito fin dalla più tenera età. Questa è la donna dell’Est. Invece com’è la donna dell’Ovest? Ovviamente il contrario di quella dell’Est, e quindi sicuramente mai sexy, con tute e pigiamoni perennemente addosso, un fisico flaccido da far schifo dopo aver partorito, che si infuria con il proprio marito se viene a conoscenza del suo tradimento, che non vuol saperne di farsi comandare da lui (magari in casa è lei ad indossare i pantaloni), che frigna continuamente, si lamenta, si appiccica ogni qual volta la sua dolce metà decide di uscire di casa, non è una brava casalinga, quindi non sa cucinare, lava da far schifo e non sa governare la casa perché fin da piccola quei mentecatti de suoi genitori (che dovrebbero essere italiani) non le hanno insegnato nulla.

E il maschio italico, invece, com’è? Felice di sposare donne come la “ragazza dell’Est” presente nel programma che ha praticamente sottoscritto il decalogo proposto nel programma della Perego e che, per quello che ha detto, per come lo ha detto e per l’uomo che ha sposato, presente anche lui in studio, dà l’aria di essere una ragazza molto meno attraente di quanto si possa pensare. Il suo uomo si è lamentato che, essendo operaio, “nessuna donna lo guardava” e quindi è dovuto andare a pescare nell’Est per trovare qualcuna che soddisfacesse il suo desiderio di “mettere su famiglia”. Guardandolo e sentendolo parlare penso di avere qualche indizio sul motivo per il quale nessuna donna italiana volesse sposarlo, comunque ora è felicemente sposato con una gnoccolona dell’Est e tutte le tessere del mosaico tornano al proprio posto.

Se gli uomini italiani sono così, beh, allora è il caso che anche le donne italiane comincino a guardare al di fuori de confini del proprio paese per trovare qualcuno degno di essere sposato. Magari un mandingo alto oltre m.1,80, con un cazzo di 25/30 centimetri, che parli poco, sorrida sempre e sappia pure cucinare. Perché no?

Follonica: un supermercato, due rom e due geniacci di “casa nostra”

lidl

Giovedì 16 Febbraio due donne rom, sorprese a frugare nei cassonetti siti in una zona non aperta al pubblico del supermercato “Lidl” di Follonica, in provincia di Grosseto, sono state chiuse da due dipendenti del supermercato con l’ausilio di un muletto. Mentre una delle due donne gridava spaventata, uno de’ dipendenti diceva che “Non si può entrare nell’angolo rotture del Lidl”, mentre l’altro affermava più volte di averle “chiuse in gabbia”. Il tutto è stato girato con un cellulare in un piccolo filmato di alcuni secondi che mostra il volto delle sventurate dentro quella che si è trasformata in una “gabbia”, mentre la colonna sonora è costituita dalle grida di una delle due donne, le risate di questi due baldi eroi e le loro frasi testé citate.

Al di là di ogni considerazione, penso che siamo ormai arrivati ad un punto di non ritorno, il mio pessimismo ha ormai raggiunto il climax, mi chiedo quali cose peggiori possano ancora accadere, perché, leggendo i commenti che tante persone hanno scritto nei vari “Social network” dopo aver visto questo video, e dopo averne sentiti altri alla trasmissione radiofonica “la zanzara” della “premiata” ditta “Cruciani & Parenzo”, siamo costretti/e a riconoscere quella che ormai è una realtà, e cioè che se queste persone vedessero un/una rom crepare in mezzo alla strada, non solo non muoverebbero un dito per aiutarlo/a, ma non proverebbero il minimo brivido di fronte alla visione di un avvenimento che dovrebbe quantomeno turbare la coscienza di chiunque. Ricordo una mia antichissima conversazione con un mio vecchio amico tanti anni fa. Ex anarchico, passato completamente all’estrema destra, si parlava di nazismo, e quando cercai di farlo ragionare presentandogli la problematica legata alla questione degli ebrei, mi rispose che inizialmente in nazismo non ce l’aveva con gli ebrei onesti cittadini tedeschi, ma con quegli straccioni che, seduti sul marciapiede, chiedevano l’elemosina, proprio come fanno “gli zingari”. Questo suo disperato tentativo di difesa mi è tornato in mente quando vidi tempo fa su “You Tube” la penosa conversazione (come se fosse possibile conversare con un leghista) fra l’attivista politica rom Djana Pavlovic e il leghista Bonanno, il quale inizialmente disse di avercela solo con gli zingari che delinquono e che si comportano male per poi terminare dicendo che gli zingari sono “la feccia dell’umanità” senza alcun tipo di distinzione e compresa la signora Pavlovic, colpevole solo di avere accettato di confrontarsi con una bestia travestita da essere umano.

Detto questo, entriamo pure nel merito della questione. Le due donne sono state sorprese a frugare (si badi bene, a frugare fra i rifiuti, cioè fra ciò che è in procinto di essere buttato via) e non a rubare. C’è una bella differenza. Ricordo ancora quando, adolescente, andavo a “frugare” nel container della “Coop” vicino a casa mia alla ricerca delle scatole più adatte per conservare i miei libri, scavalcavo il muretto, entravo nel container e mi mettevo a selezionare le scatole in base alle dimensioni e alla consistenza del cartone. Riconosco ora che probabilmente avrei fatto meglio a chiedere gentilmente il permesso ad un commesso del supermercato, ma mi è sempre andata bene, e posso assicurare di non essere stata l’unica persona ad avere avuto questo comportamento, ricordo infatti che tutte le volte che nel vicinato qualcuno aveva bisogno di traslocare si dirigeva in direzione del container della “Coop” e tornava a casa con la macchina piena di scatole. Per la cronaca, l’entrata di quel container è ormai bloccata da tempo. Inoltre aggiungo anche che, in attesa che la raccolta “porta a porta” venga estesa all’intera città, in alcuni quartieri è ancora possibile trovare i grossi e ingombranti contenitori della spazzatura e di tanto in tanto mi capita di vedere qualche persona che “fruga” alla ricerca di qualcosa, ricordo che ai “bei” tempi andati mi fu detto che cercavano qualcosa da dare da mangiare ai conigli. Non penso sia venuto in mente a nessuno di chiamare il 113 e di fare arrestare quelle persone, ma un tempo il buon senso esisteva ancora. I miei esempi potrebbero continuare: una volta una mia amica, Chiara, mi chiese di caricare nella mia macchina un mobiletto che era stato messo accanto ad un cassonetto affinché venisse portato in una discarica, un mobiletto grazioso ma piuttosto malandato che voleva provare a restaurare, inoltre, ultimamente nei supermercati c’è una zona dedicata ai prodotti vicini alla data di scadenza e che quindi costano meno, ebbene, che male c’è a prendere prodotti che sono destinati all’inceneritore? In base a queste considerazioni trovo non solo pericoloso quanto ha affermato la sindaca di Cascina Susanna Ceccardi, ma addirittura privo di ogni fondamento: «Solidarietà ai lavoratori della Lidl di Follonica che, stufi dei numerosi furti da parte dei rom nel supermercato, hanno catturato una ladra per assicurarla alla giustizia. Stanno subendo una persecuzione inaccettabile, addirittura rischiano il posto di lavoro […] Non possiamo più resistere in uno Stato che obbliga le persone a farsi giustizia da soli a causa dei continui tagli al comparto sicurezza e poi li condanna quando lo fanno, lasciando nella più assoluta impunità i veri criminali. Io sto con chi si difende!». Si rimane veramente senza parole di fronte a tali dichiarazioni, si grida “al ladro” a chi ladro non è e non si spende nemmeno una parola sul comportamento de’ baldi eroi che fra l’altro, leggo sul giornale, hanno ben 25 e 35 anni (io inizialmente avevo pensato ad una bravata di due ragazzini). Anzi, la solerte sindaca teme addirittura per la loro sorte dal momento che “rischiano il posto di lavoro”. Io personalmente non penso che le punizioni possano servire a qualcosa e francamente mi auguro che questi due geniacci non vengano licenziati, tuttavia mi piacerebbe che venissero assunti uno o due rom con i quali quei due signori potrebbero lavorare in modo da far capire loro che anche i rom, esattamente come gli Italiani sono – sorpresa! – esseri umani, proprio come noi appartenenti alla gloriosa stirpe italica!, e, come noi, vanno a lavorare, portano i propri figli a scuola e si comportano come onesti cittadini, un po’ come dovremmo fare pure tutti quanti noi italici.

Ho tratto le notizie di cui parlo dagli articoli del sito di “Repubblica” e del “Corriere della Sera” raggiungibili tramite i seguenti link:

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/17_febbraio_23/follonica-due-rom-chiuse-gabbia-dipendenti-un-supermarket-video-diventa-caso-4b882bd4-f9f9-11e6-978e-4d426519ea03.shtml

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/17_febbraio_23/follonica-due-rom-chiuse-gabbia-dipendenti-un-supermarket-video-diventa-caso-4b882bd4-f9f9-11e6-978e-4d426519ea03.shtml

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/02/23/news/follonica_rinchiudono_due_nomadi_nel_gabbiotto_dei_rifiuti_e_pubblicano_il_video_su_fb-159054683/?ref=HREC1-7

L’immagine dell’articolo è uno “screen shot” tratto dal video che si può vedere al seguente link:

https: //www.youtube.com/watch?v=2EtTQXYsnzc

Lo squallido epilogo di una squallida storia

via Idro

Ieri ho ricevuto dalla piattaforma di petizioni “Change.org” il seguente comunicato:

La vicenda delle persone che vivono in via Idro finisce in maniera triste.

Dopo la decisione del consiglio di stato del 2 Marzo, che ha considerato infondate le ragioni de’ residenti che avevano chiesto di fermare lo sgombero, l’assessore alla Sicurezza e Coesione sociale di Milano Marco Granelli ha deciso di accelerare lo sfratto delle famiglie Rom alle quali era stata proposta la provvisoria soluzione nei centri per l’emergenza sociale e nel centro di autonomia abitativa, senza alcuna garanzia per il loro futuro. Questo sradicamento dalle loro case e dalle loro vite riguarda un centinaio di persone, di cui la metà sono bambini!

In sette mesi (dal 17 Agosto 2015, data di approvazione della risoluzione del consiglio comunale che ha deciso lo sgombero di questo campo Rom), il municipio di Milano non è stato capace di fare proposte opportune, tanto meno aprire un dialogo con la maggior parte delle famiglie per migliorare le soluzioni di condizioni abitative e la stabilità delle loro vite.

Così domani inizierà lo sgombero: coloro i quali sono d’accordo saranno trasferiti nei centri provvisori, coloro i quali rifiuteranno saranno semplicemente messi sulla strada, perdendo tutto ciò che hanno costruito insieme in 25 anni.

Ripetiamo che non c’è alcuna emergenza che giustifichi il trattamento che viola il diritto ad una vita dignitosa per queste famiglie Rom. Le loro vite dipendono dal vincitore delle elezioni imminenti a Milano.

In Maggio ci saranno le elezioni locali, e noi crediamo che la scelta del municipio di chiudere questo campo in questo modo è solo una parte della campagna elettorale. In ogni caso, c’impegniamo a monitorare, seguire e rendere pubblico il futuro di tutte queste famiglie.

Il 17 Agosto 2015 è stata approvata a Palazzo Marino la delibera sulla chiusura del campo nomadi di via Idro, presente dal 1989. In via Idro vivono 25 nuclei familiari autorizzati, per un totale di 97 persone, fra cui 41 minori. Nel Novembre del 2015 alcune famiglie avevano accettato di spostarsi mentre cinque avevano rifiutato e quindi avevano presentato un ricorso. In Dicembre il Tribunale Amministrativo Regionale aveva rigettato la richiesta di sospendere la procedura di sgombero. Agli inizi di Gennaio 2016 è giunta al sindaco di Milano Giuliano Pisapia una petizione particolare, firmata dai 23 alunni della scuola elementare “Russo-Pimentel”, il cui incipit era il seguente: «Elyson è una nostra compagna che vive nel campo di via Idro. Là ha la sua casa, i suoi cagnolini, Nebbia e Fiocco, e un grande pino che il suo nonno aveva piantato quando si erano stabiliti lì, più di 25 anni fa» e così continuava: «Prima delle vacanze, la maestra ci ha chiesto cosa desideravamo per Natale. Ognuno di noi ha detto cosa aveva scritto nella letterina a Babbo Natale, ma poi Elyson si è messa a piangere e così abbiamo saputo che lei stava passando un brutto Natale perché doveva abbandonare la sua casetta e andare a vivere in un container. Ma il container è una specie di grande scatola di metallo ed Elyson non è una bambola che può stare in una scatola!».

A quanto pare per i politici Elyson invece è una bambola e certi esseri umani solo giocattoli, nelle loro squallide mani.

Poiché l’inglese non è mai stato il mio forte e la traduzione del comunicato è mia, ho deciso di pubblicare anche il testo originale:

https://www.change.org/p/stop-eviction-roma-families-of-via-idro-milan/u/15826427?tk=uWTOYOQBAqaaf9pHpVniwzTtXdocuBtmcv5NipJ6vY4&utm_source=petition_update&utm_medium=email

The story of the people from Via Idro ends sadly.
After the decision of the State Council on March 2nd which has considered unfounded grounds of the residents who demanded to stop the eviction, Milan Commissioner Marco Granelli has decided to speed up the eviction of Roma families to which it has been proposed the temporary solution in the Social Emergency Centers and Housing Autonomy Centers, without any guarantee for their future. This uprooting from their homes and their lives considers a hundred people –of which half children!
In 7 months (time has passed since August 17, 2015, the date of approval of the resolution of the City Council deciding the eviction of this Roma Camp), the Milan Municipality has not been able to make appropriate proposals, much less to open a dialogue with the most of the families in order to improve the housing solutions and the stability of their lives.
So tomorrow will start the eviction: those who agree will be transferred to the temporary Centers , those who refuse will simply be put on the street, losing everything they has built together in 25 years.
We reiterate that there is no emergency to justify the treatment that violates the right to a dignified life for this Roma families. Their lives will depend on who will win the upcoming elections in Milan.
There will be the local elections in May, and we believe that the choice of the Municipality to close this camp in this way is only a part of the electoral campaign. In any case, we commit to monitor, track and make public the future of each one of these families.

 

 

 

 

 

Critica ad un commento della mia amica Barbara Togni sul cosiddetto “utero in affitto”

Caso Vendola

Personalmente sono assolutamente contraria che per fare un figlio si ricorra all’utero in affitto siano essi genitori etero che gay. Ritengo che l’utero in affitto sia immorale e dequalificante per la donna che viene usata come un oggetto qualsiasi, come un’incubatrice, e ancora più immorale il fatto che queste donne incubatrici siamo spesso in stato di povertà e venga sfruttata la loro condizione sociale x un egoismo personale. Sì, perché penso che chi ricorre all’utero in affitto x avere un figlio Suo anziché adottarne uno che sfortunatamente non ha i genitori e sta soffrendo x questo sia solo ed esclusivamente EGOISMO. Approvo invece l’adozione anche x coppie gay xché penso che sia meglio vivere con due mamme o due papà che ti ricoprono di amore piuttosto che vivere in un orfanotrofio.

Ecco, questo è il mio pensiero.

Barbara Togni

Questo breve pensiero di una mia amica, Barbara Togni, è una buona occasione per dare un mio giudizio su questa vicenda.

Come premessa mi verrebbe da dire che la nascita di ogni figlio “voluto” sia un atto di egoismo, infatti nessun bambino chiede di essere messo al mondo, e quindi il fatto che ad un certo punto della nostra vita decidiamo di diventare “mamma” o “papà” è un atto che scegliamo senza chiedere pareri a nessuno, ma mi rendo conto che l’egoismo di cui parla Barbara sia di ben altra natura.

eschilo-meridiani

Dal momento che la mia etica è pagana, e non giudeo-cristiana, dovrei sottoscrivere quanto dice la mia amica su questo argomento, tuttavia non posso non fare de’ distinguo. Nel “Prometeo incatenato” Prometeo dice alla corifea: “Più debole del Fato è troppo l’arte” e nell’ “Antigone” di Sofocle il coro dice: “Sino di là dal canuto mare, col tempestoso Noto, procede l’uomo, valica l’estuare dei flutti, e il mugghio; e la più antica degli Dei, l’immortale Terra, l’infaticata, col giro spossa, anno per anno, degli aratri, col travaglio d’equina prole” e il professor Umberto Galimberti ci spiega che la terra si ricompone dopo il passaggio dell’aratro e il mare si ricompone dopo che una nave è passata per indicare che l’attività umana non può incidere sulla Natura che si rivela più forte della tecnica.

sofocle

Da quando la tecnica – nella nostra epoca attuale, appunto – ha preso il sopravvento le cose sono cambiate e l’essere umano è in grado di fare quello che vuole. Quindi, considerare “immorale” o “dequalificante” qualcosa non ha senso perché ciò che può essere immorale per me può non esserlo per un altro. Nell’ambito della  cultura in cui stiamo vivendo la ricerca di paternità o di maternità ad ogni costo, anche sfidando le leggi della Natura, non è immorale perché ogni individuo fa del proprio corpo quello che meglio crede, e se una donna ritiene opportuno affittare il proprio utero, io non posso proprio farci niente, l’utero è suo e ne fa ciò che meglio crede. Piuttosto, l’unico giudizio che mi sento di dare è di “tristezza”, perché ritengo triste che una donna, dopo aver convissuto con la propria creatura per nove mesi, ad un certo punto debba separarsene, ma questo ha più a che fare con la mia sensibilità che con un assioma universale che giudica “immorale” questa pratica. Alla tecnica non può esserci limite e noi non possiamo farci proprio niente. Verrà il tempo in cui l’essere umano giungerà all’immortalità, ma io, a quel tempo, fortunatamente, non ci sarò più. Da brava creatura pagana inscritta nel ciclo naturale nascita-crescita-invecchiamento-morte.